Casa del Criptoportico, Pompei
Immagini del banner: Parco Archeologico di Pompei all’ombra del Vesuvio; interno della Casa del Criptoportico con i resti degli affreschi e degli stucchi; affreschi all’interno delle terme della Casa del Criptoportico; vista dell’entrata posteriore della Casa del Criptoportico; statua di Venere proveniente dalle collezioni del Parco Archeologico di Pompei; anfore rinvenute nella Casa del Criptoportico.
Expanded Interiors intende sviluppare una installazione nella Casa del Criptoportico che possa dialogare con e rispondere all’unicità della sua struttura, decorazione e ricca storia.
La casa venne scavata originariamente sotto la direzione di Vittorio Spinazzola tra il 1911 e il 1919 e successivamente sotto la direzione di Amedeo Maiuri tra il 1927 ed il 1929. L’edificio è caratterizzato dalla presenza di un porticato seminterrato su tra lati (criptoportico) e da un piccolo edificio termale, che compaiono raramente nell’architettura domestica di Pompei. Gli ambienti seminterrati sono decorati con meravigliosi affreschi di Secondo Stile, caratterizzati da un design abbastanza caratteristico: sulle pareti del criptoportico si dipana un fregio, scandito da un’alternanza di pannelli ed erme femminili, mentre le pareti dei bagni sono decorate con rappresentazioni architettoniche che creano effetti illusionistici sulle pareti. Gli spazi e gli affreschi straordinari di questi ambienti della casa consentono a Expanded Interiors di esplorare la varietà delle strategie artistiche dei pittori romani tramite la creazione di una installazione specifica che incorporerà repliche di alcuni oggetti di epoca romana.
L’installazione della Casa del Criptoportico a Pompei affianca l’installazione di Expanded Interiors nella Casa del Bel Cortile ad Ercolano. Entrambe le abitazioni sono dotate di spazi peculiari che hanno caratteristiche fisiche contrastanti e una decorazione che riflette il modo in cui tali spazi vennero utilizzati in antico e consentiranno la realizzazione di installazioni differenti ma collegate allo stesso tempo.
La casa
La Casa del Criptoportico è situata in una delle are più trafficate di Pompei, lungo via dell’Abbondanza e non molto lontana dal foro. L’edificio fu rinvenuto all’inizio del Ventesimo secolo e gli scavi vennero inizialmente condotti da Vittorio Spinazzola tra il 1911 ed il 1919 per esser poi completati da Amedeo Maiuri nel 1927-1929.
La casa ha una storia lunga e complessa che copre un arco di più di tre secoli. La casa è collocata nella Regio I, un’area popolare di Pompei, con case, negozi, una serie di atelier e un piccolo numero di residenze di lusso, come la Casa del Citarista, la Casa del Menandro e la Casa del Criptoportico.
Verso la fine del II secolo a.C. la casa, originariamente indipendente, divenne parte di una proprietà molto più larga che includeva anche la vicina Casa del Saccello Iliaco. La nuova proprietà includeva un giardino sul retro con un portico su tre lati a piano terra. Durante gli anni 40-30 a.C., il livello del giardino fu rialzato e i portici vennero trasformati in un criptoportico, con l’entrata principale sul retro della casa. Un piccolo complesso termale con un grande oecus annesso, probabilmente utilizzato come sala da banchetto furono aggiunti al lato orientale del criptoportico. La casa, il criptoportico, il complesso termale e l’oecus furono decorati con magnifici affreschi di Secondo Stile. Dopo il terremoto che colpì Pompei nel 62 d.C. le due case vennero divise nuovamente. Un grande triclinio fu creato sopra il lato settentrionale del criptoportico che venne a sua volta trasformato in una cella vinaria e parzialmente interrato. I lati orientale e occidentale del criptoportico vennero murati. Pitture non finite di Quarto Stile nella Casa del Saccello Iliaco sembrano suggerire una interruzione dei lavori di ridecorazione della casa, avvenuti in un momento impreciso, ipoteticamente dopo il terremoto del 62 d.C. oppure a causa dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Immagine: Spinazzola 1953.
Il criptoportico
I criptoportici (corridoi coperti e seminterrati) costituivano un elemento comune dell’architettura delle ville di lusso di età romana e fornivano uno spazio fresco ed ombreggiato per l’ozio e l’intrattenimento dei padroni di casa, particolarmente apprezzato soprattutto nelle calde estati in ambiente Mediterraneo. I criptoportici sembrano tuttavia meno rappresentati in ambito residenziale urbano e solo poche sono le residenze a Pompei ed Ercolano che potevano vantare uno spazio di questo genere. La creazione di un criptoportico nella Casa del Criptoportico a Pompei conferiva dunque uno status particolare alla residenza, che insieme alla casa del Menandro e alla Casa del Citarista costituiva una delle proprietà più ampie di tutta la Regio I.
Le pareti del criptoportico e degli spazi adiacenti (terme ed oecus) sono abbellite da meravigliosi affreschi di II stile pompeiano. Il criptoportico venne creato negli anni 40-30 a.C., nell’ambito dei lavori di ristrutturazione che interessarono tutto il complesso costituito originariamente da due residenze, la Casa del Criptoportico e la Casa del Saccello Iliaco. Il criptoportico forniva dunque un ambiente fresco e ombreggiato per le passeggiate quotidiane del padrone di casa e dei suoi ospiti. L’accesso principale allo spazio seminterrato doveva probabilmente avvenire dalla porta posteriore della casa, da Vicolo del Menandro. Un piccolo stanzino posto in prossimità dell’ingresso consentiva il controllo dell’accesso da questo lato della casa. In prossimità del piccolo edificio termale posto sul lato orientale del criptoportico, una scala di accesso consentiva di collegare gli spazi seminterrati alla casa al piano superiore. Ampie finestre a bocca di lupo poste lungo la parete superiore del criptoportico consentivano l’accesso della luce nell’ambiente seminterrato mantenendolo allo stesso tempo fresco ed ombreggiato.
Gli affreschi del criptoportico sono caratterizzati da una sequenza di erme dipinte, poste al di sopra di piccoli piedistalli. Le erme conferiscono un ritmo regolare alla decorazione che riflette il ruolo dei corridoi come spazi di transito e deambulazione. Le erme non sono tuttavia distribuite ad intervalli regolari, ma la loro posizione si adatta alla presenza delle finestre a bocca di lupo, creando intervalli di diversa ampiezza. Tale irregolarità nella disposizione delle erme è inoltre sottolineata dal disallineamento che si riscontra nel posizionamento delle erme sulle pareti opposte, disassamento che conferisce dinamicità e senso di movimento allo spazio decorativo.
La parete retrostante le erme risulta divisa in una serie di pannelli, con un motivo a meandro prospettico nella porzione inferiore del muro e una serie di fasce orizzontali nella porzione superiore. Il senso di profondità della decorazione pittorica era conferito, oltre che dal motivo a meandro e dalla resa prospettiva dei pilastri alla base delle erme, da festoni vegetali collocati tra le erme e rappresentati come se fossero stati agganciati dietro al supporto stesso delle erme, conferendo così un senso di profondità e tridimensionalità alla superficie pittorica.
La porzione superiore della decorazione del criptoportico era caratterizzato da un fregio che correva dietro alla testa delle erme. Il fregio era suddiviso in pannelli individuali, con scene tratte dall’Iliade e dall’Etiopide, soggetti ritenuti appropriati per gli spazi per la deambulazione (Vitruvio, De architectura7.5.1-2). Molto meno conosciuta oggi rispetto all’Iliade, l’Etiopide è attribuita al poeta greco Arctino di Mileto. La storia dell’Etiopide costituisce la prosecuzione dell’Iliade, e narra gli eventi fino alla morte di Achille e i giochi funebri organizzati in suo onore.
Il Criptoportico venne trasformato in una cantina nel corso del I sec. d.C. Le ali orientale e occidentale furono murate e molti pannelli dei cicli epici vennero danneggiati. Gli affreschi furono inoltre severamente danneggiati dopo la loro scoperta, in seguito al bombardamento degli Alleati su Pompei nel 1945. Alcuni dei pannelli furono irrimediabilmente perduti; fortunatamente, tuttavia, erano già stati fotografati e rilevati. I frammenti sopravvissuti sono visibili oggi nella casa e sono stati restaurati di recente.
Immagine: Spinazzola 1953
Gli affreschi
Gli affreschi della Casa del Criptoportico costituiscono uno degli elementi più straordinari della casa. La pittura parietale romana aveva significati e funzioni molteplici, e non fungeva soltanto da piacevole sfondo colorato per le attività quotidiane che si dovevano svolgere nella casa ma rifletteva le idee e le istanze sociali e culturali dei suoi proprietari.
La scelta dei temi e dei soggetti adottati nella decorazione poteva essere influenzata da molteplici fattori: le dimensioni, la posizione e la funzione di una stanza avevano un ruolo determinante nel definirne la decorazione, così come la considerazione di ciò che era appropriato (decus), lo status e l’identità del proprietario. Non c’è dunque da stupirsi se stanze con funzioni differenti venissero decorate in modo differente. Nella Casa del Criptoportico, per esempio, uno schema decorativo di tipo paratattico venne impiegato nella decorazione degli ambienti destinati alla deambulazione, come il criptoportico, mentre larghi pannelli con scene mitologiche furono collocati di fronte ai letti dei commensali, in posizione tale da poter eventualmente stimolare dotte conversazioni tra gli ospiti del padrone di casa. Nel piccolo complesso termale la decorazione parietale si fa più ricca ed articolata nel frigidarium, rispetto al vestibolo di ingresso, definendo in tal modo un’articolazione gerarchica delle decorazioni che doveva corrispondere alla gerarchia funzionale dei due spazi.
Temi e soggetti della decorazione erano scelti con grande attenzione, in base al gusto e alle idee del proprietario. La celebrazione dei valori eroici, come forza fisica, virtus e pietas furono considerati elementi appropriati per la decorazione di alcuni degli spazi più importanti (e forse più accessibili) della casa: scene tratte dall’Iliade e dall’Etiopide decoravano i muri del criptoportico, celebrando nel contempo il valore di eroi Greci e Troiani, come Achille, Aiace, Diomede ed Ettore. Il ciclo epico si sviluppava lungo le pareti in senso circolare: entrando nel criptoportico i visitatori iniziavano un viaggio nelle immagini che si apriva con la scena iniziale dell’Iliade nella quale Apollo invia una pestilenza nel campo degli Achei per aver mancato di rispetto al suo sacerdote Crise. I visitatori potevano seguire quindi lo svolgimento degli eventi della guerra di Troia lungo i tre lati del criptoportico, secondo un percorso circolare che terminata nuovamente all’entrata. Qui, un affresco rappresentante Enea nell’atto di fuggire da Troia con suo padre Anchise e suo figlio Ascanio accennava al futuro di Roma, secondo un mito molto diffuso che celebrava Enea come il progenitore del popolo Romano.
Le terme, collocate sul lato orientale del Criptoportico, erano riccamente decorate con pitture di Secondo Stile e mosaici elaborati. Poche case a Pompei potevano vantare la presenza di ambienti termali al loro interno: delle circa 400 case rinvenute a Pompei, solo 35 possedevano un impianto termale. Sfortunatamente, a causa della lunga e complessa storia della Casa del Criptoportico, solo alcune stanze delle terme erano ancora coperte di affreschi al tempo della loro scoperta: quella che era probabilmente lo spogliatoio e la stanza per i bagni con acqua fredda (frigidarium).
Il complesso di spazi sotterranei della casa era completato nell’angolo sud-orientale del criptoportico da un oecus, che era probabilmente utilizzato come sala per banchetti. I lati lunghi e il lato corto di fondo erano decorati con uno schema paratattico di cariatidi, in cima al quale erano collocati una serie di pannelli (pinakes), incorniciati da delle ante di legno dipinto. Gli invitati potevano cenare comodamente reclinate sui letti tricliniari e guardare nel contempo il muro posto di fronte a loro. Qui due pannelli con rappresentazioni mitologiche, uno con la scena di Edipo che incontra il padre Laio (scena che precede chiaramente il dramma dell’uccisione di Laio da parte di Edipo) e l’altra con l’uccisione delle Niobidi da parte di Apollo, fiancheggiavano un pannello centrale decorato con quella che era presumibilmente una scena idillica.
Ci si potrebbe chiedere come mai scene dal contenuto così macabro fossero ritenute appropriate per una sala da banchetti. Entrambi i miti erano legati alla storia di Tebe, ciascuno rappresentato una storia relativa al ciclo mitico di eventi della storia della città (Niobe e Laio furono infatti regina e re della città in momenti differenti). Entrambi i miti rappresentavano la storia di persone innocenti, sfidate o punite dagli dei. Entrambe le storie tuttavia si possono comprendere meglio se le esaminiamo nel contesto del ciclo pittorico complessivo della casa: le pitture dell’oecus e quelle del criptoportico celebrano la tragedia di due città, Troia e Tebe. Esiste inoltre contestualmente un tema apollineo che si sviluppa in tutti gli spazi sotterranei della casa. Dall’entrata del criptoportico, dove Apollo viene rappresentato mentre punisce gli Achei per la loro hubrys, fino ai riferimenti apollinei ricorrenti nelle terme (espressi in modo più simbolico, attraverso la rappresentazione del tripode delfico , delle sfingi e del betilo), fino alle rappresentazioni più complesse dei miti che celebravano il potere di apollo, vendicatore di sua madre Leto (nell’uccisione dei Niobidi) e del dio che presiede sul destino umano (quando incontra Laio, Edipo sta ritornando da Delfi, dove aveva ascoltato la predizione dell’oracolo che avrebbe ucciso suo padre).
Gli oggetti rinvenuti nella casa
La Casa del Criptoportico ha restituito una varietà di oggetti il cui luogo di ritrovamento è stato fortunatamente registrato dagli scavatori. La maggior parte degli oggetti appartiene all’ultima fase di vita della casa, che precede immediatamente la sua distruzione nel 79 d.C.
Oltre a vasellame da mensa e da cucina, lo scavo ha restituito anche vasellame argenteo e lucerne, che furono rinvenuti nei numerosi ambienti della porzione meridionale della casa. Numerose anfore furono invece rinvenute nel corridoio settentrionale del criptoportico, che durante l’ultima fase di vita della casa fu utilizzato forse come cantina. Le anfore ci forniscono informazioni utili sulla natura degli scambi commerciali di Pompei ma costituiscono anche una fonte preziosa di informazione sugli alimenti che potevano trovarsi in una residenza pompeiana al tempo dell’eruzione del Vesuvio. I prodotti rinvenuti nella Casa del Criptoportico provenivano dall’Italia ma anche da regioni lontane, come la Libia, la Tunisia, la Grecia e la Turchia. Insieme a vino ed olio, le iscrizioni dipinte sulle anfore, purtroppo oggi non più visibili, ricordano altri tipi di cibo, come olive raccolte a mano, farina di farro e lomentum.
Altri oggetti si riferiscono alla sfera personale delle persone che vissero nella casa: alcuni furono trovati vicino al corpo delle vittime dell’eruzione, mentre cercavano di scappare, come gioielli, monete ed una chiave.
Figura 1 – Mappa che illustra la provenienza delle anfore rinvenute nella Casa del Criptoportico a Pompei.
Gli oggetti non erano solo parte della vita quotidiana delle persone che abitavano nella casa: erano anche utilizzato come decorazioni meravigliose ed interessanti sulle pareti e sui pavimenti della casa: una meravigliosa sfinge decorava l’entrata al piccolo complesso termale, decorato sul pavimento da un mosaico colorato che rappresentava un tappeto. Candelabri dipinti erano posti ai lati del bacile che doveva probabilmente decorare il frigidarium e una serie di quadretti con nature morte decoravano la parte superiore dei muri dell’oecus.
Pompei
La città di Pompei si sviluppò a partire dal VI secolo a.C. nel golfo di Napoli. Occupata dai Sanniti nel IV secolo a.C., divenne uno dei centri principali della regione durante il III ed il II secolo a.C., in grado di vantare edifici pubblici come un teatro, una palaestra e un edificio termale pubblico. In questo periodo le famiglie aristocratiche di Pompei vivevano in grandi case, decorate lussuosamente con meravigliosi mosaici e affreschi colorati. La città entrò sotto la sfera di influenza di Roma dopo le Guerre Sociali, divenendo una colonia romana nell’80 a.C. Nel 62 d.C. la città fu devastata da un terremoto, che causò il collasso dell’insediamento. Al tempo dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., molte case non erano occupate o erano in fase di ristrutturazione e molti edifici pubblici non erano stati ancora completamente restaurati.
Dopo l’eruzione la città fu dimenticata per più di 1500 anni. Riscoperta nel 1748, la città venne sistematicamente privata delle sue opere d’arte sotto i Borboni, che a quel tempo governavano nell’Italia Meridionale.
La città divenne ben presto una tappa irrinunciabile per tutti coloro che soprattutto durante il Grand Tour nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo visitavano l’Italia.