Casa del Bel Cortile, Ercolano
Immagini del banner: Parco Archeologico di Ercolano; Cada del Bel Cortile, veduta dall’entrata verso la scala (sinistra) e oecus (destra); il Museo Aperto di Amedeo Maiuri, 1956; pittura parietale romana nella Casa del Bel Cortile; statuetta fittile di Iside Lactans dalle collezioni del Parco Archeologico di Ercolano; statua in legno dalle collezioni del Parco Archeologico di Ercolano.
Expanded Interiors intende sviluppare una installazione all’interno della Casa del Bel Cortile, che dialoghi e risponda all’unicità della struttura, della decorazione e della ricca storia della casa.
Scavata da Amedeo Maiuri tra il 1931 ed il 1938, la Casa del Bel Cortile venne utilizzata da Maiuri per la realizzazione del suo “Museo Aperto”, nel quale l’archeologo espose gli oggetti di epoca romana rinvenuti ad Ercolano. La casa è situata nella Regio I, Insula V e vanta una larga sala per i ricevimenti (oecus) che è decorata con meravigliose pitture di IV stile. Come fece Maiuri, Expanded Interiors intende sviluppare un approccio sperimentale all’esibizione degli oggetti romani nel sito. Il progetto intende inoltre esplorare, attraverso la pratica artistica, le differenti strategie artistiche utilizzate dagli artisti romani nelle loro opere murali, rispondendo nel contempo a specifiche esigenze di carattere sociale, economico e culturale.
L'allestimento di una installazione ad Ercolano affianca e completa l’istallazione di Expanded Interiors nella Casa del Criptoportico di Pompei. Entrambe le case possiedono infatti spazi unici e caratteristici, che hanno connotazioni fisiche molto differenti dotati di un ruolo privato/pubblico. Sono inoltre entrambe decorate con pitture parietali specifiche, che consentono di sviluppare installazioni di arte contemporanea differenti ma allo stesso tempo in grado di relazionarsi l’una con l’altra.
Expanded Interiors e il Maiuri Pop-Up
L’istallazione Expanded Interiors di Catrin Huber costituisce la parte finale di una serie di iniziative “pop-up” che verranno realizzate nell’area archeologica di Ercolano per celebrare il 90o anniversario dall’inizio delle ricerche archeologiche intraprese sa Maiuri ad Ercolano nel 1927.
Amedeo Maiuri (1886–1963) fu il Soprintendente di Napoli e Pompei tra il 1927 e il 1961. Fu una figura controversa, sotto la direzione della quale vennero intrapresi gli scavi di grosse porzioni di Ercolano e di Pompei. Il suo approccio espositivo sfidava le ricostruzioni convenzionali e forse “vere” dei siti, riorganizzando gli oggetti rinvenuti in una casa e “mettendoli in scena” all’interno di un’altra. Mentre alcuni hanno criticato il suo approccio e sottolineato il contesto storico e politico in cui Maiuri si trovò a lavorare, altri hanno descritto i suoi metodi come futuristi, in grado di creare nuove narrative e di influenzare l’esperienza del visitatore.
Expanded Interiors crea un dialogo tra la pratica artistica contemporanea e la Casa del bel Cortile, che fu utilizzata da Maiuri come spazio espositivo (Museo Aperto). Il progetto adotterà un approccio sperimentale, individuando nuovi modi per connettere passato e presente e sviluppando nuovi modi di esporre repliche dei reperti archeologici nel sito.
Expanded Interiors intende inoltre esplorare le differenti strategie artistiche adottate dai pittori parietali romani all’interno del contesto architettonico nel quale si trovavano ad operare, rispondendo nel contempo e specifiche istanze sociali, economiche e culturali. L’istallazione di Ercolano inoltre affianca e dialoga con l’analoga installazione di Expanded Interiors nella casa del Criptoportico a Pompei.
La casa
Collocata nella Regio I, Insula V, a sud del Decumanus Maximus ad Ercolano, la Casa del Bel Cortile venne scavata da Amedeo Maiuri tra il 1931 ed il 1938. La casa è il risultato della suddivisione di una proprietà precedente, molto più grande, che originariamente doveva comprendere la Casa del Bicentenario e la Casa dell’Apollo Citaredo. Durante la seconda metà del I sec. d.C. la Casa del Bel Cortile venne separata dalla Casa del Bicentenario. Di conseguenza, anche a causa della mancanza di spazio, la casa fu costretta a svilupparsi in verticale, piuttosto che in orizzontale, con il risultato che la sua pianta si differenzia considerevolmente da quelle degli edifici residenziali più tradizionali che è possibile vedere ad Ercolano.
Con l’eccezione dell’oecus, che è una delle sale da ricezione più grandi rinvenute fino ad oggi nella città, le stanze della Casa del Bel Cortile erano piuttosto piccole. L’entrata della casa era collocata sul lato, dal Cardo V, e introduceva il visitatore in una stanza rettangolare che risultava posizionata inusualmente di traverso. Una piccola stanza, forse una cucina, era posizionata a sinistra dell’entrata, mentre un gruppo di tre cubicula e una piccola latrina si aprivano lungo uno stretto corridoio posizionato sulla destra.
Nonostante l’anomalia della pianta, la tradizionale disposizione assiale delle stanze era comunque mantenuta. Per questo motivo, lungo il corto asse principale della casa, posto di fronte all’entrata, era posizionato un piccolo ambiente con funzione di filtro tra la sala posta all’ingresso e un piccolo cortile sul fondo. Al termine dell’asse visivo, una scala in muratura (una delle poche rinvenute ad Ercolano) conduceva alle stanze del primo piano. Il cortile costituiva inoltre il perno dell’edificio, creando un secondo asse, posto di traverso rispetto al primo, che univa la grande sala da ricevimenti (oecus), il cortile stesso e un’ampia stanza sul fondo (forse con funzioni tricliniari).
Il primo piano era organizzato intorno a due gruppi di ambienti: il primo, più semplice e decorato con pannelli bianchi e piccoli elementi decorativi, si apriva sul cortile. L’altro, decorato con maggior ricchezza, era anch’esso raggiungibile dalla scalinata ma si apriva con una balconata sulla strada di sotto ed era decorato con pavimenti a mosaico e elaborati affreschi di IV stile in due delle stanze.
Il museo aperto di Maiuri e le mostre
Maggio 2017 – maggio 2018 segna il novantesimo anniversario dall’inizio degli scavi a cielo aperto di Ercolano, intrapresi dal controverso archeologo Italiano Amedeo Maiuri (1886-1963).
Maiuri lavorò come Soprintendente di Napoli e Pompei tra il 1927 ed il 1961. Sotto la sua direzione, enormi porzioni dell’antica Ercolano furono portate alla luce. La sua abilità organizzativa e la sua spinta incessante spiegano in parte il suo successo nello scavare il sito. Per esempio, organizzò con grande meticolosità lo smaltimento delle enormi quantità di suolo che doveva essere rimosso dal sito: in confronto con Pompei, che fu sepolta da “solo” cinque metri di materiale vulcanico, Ercolano è sepolta sotto uno strato di materiale vulcanico che raggiunge fino ai 20 metri. Maiuri inoltre portò avanti la ricostruzione e il restauro di numerosi edifici, contemporaneamente al proseguire delle indagini archeologiche. Tuttavia, non bisogna dimenticare che lavorò per conto del governo Fascista, che all’epoca investì grandi risorse finanziarie nello sfruttamento di siti archeologici che potessero celebrare il “glorioso” passato italiano in chiave propagandistica e per rispondere all’agenda politica del partito.
La Casa del Bel Cortile fu scavata da Amedeo Maiuri tra il 1931 ed il 1938. Nel 1956, Amedeo Maiuri aprì un piccolo museo nella casa, con l’idea di esporvi gli oggetti rinvenuti durante gli scavi di Ercolano, piuttosto che inviarli al Museo Archeologico Nazionale di Napoli come era accaduto in passato. Il nuovo Antiquarium esibiva manufatti che illustrassero la vita quotidiana nella città antica prima dell’eruzione: un candelabrum venne collocato nella grande stanza di fianco all’entrata, mentre i reperti organici furono esposti nel cosiddetto tablinum , insieme a due statue rinvenute negli scavi dell’Area Sacra, una piccola erma dalla Casa a Graticcio, resti di cibo, frammenti di uno strumento musicale, la suola di un sandalo, frammenti di stoffa e una scatola di legno contenente monete e gioielli. L’area espositiva comprendeva anche la grande sala da ricevimenti, dove i manufatti furono esposti in piccole vetrine accorpati in base alla tipologia: tra gli altri, candelabra, lucerne, sculture, vasellame di bronzo e terracotta, piccole statuette (tra le quali una statua di Iside Lactans e una piccola statua del dio egizio Bes), oggetti di marmo e di vetro. L’allestimento fu continuamente arricchito con i reperti rinvenuti durante gli scavi intrapresi successivamente al 1956, come una statua di bronzo di Bacco, dalla Bottega del Plumbarius, una statua del dio egizio Atum, rinvenuta nella Palestra, ed infine frammenti di affreschi che vennero riportati ad Ercolano dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Per ulteriori informazioni su Amedeo Maiuri, si veda la recente pubblicazione a cura di Domenico Camardo e Mario Notomista: Camardo D., Notomista M. (eds.), Ercolano: 1927-1961. L’impresa archeologica di Amedeo Maiuri e l’esperimento della città museo, Rome: Bretschneider.
Gli affreschi
Come per molti altri edifici di Pompei ed Ercolano, la decorazione della Casa del Bel Cortile si differenzia per qualità e natura. A causa dei numerosi interventi edilizi portati a termine durante la vita dell’edificio, gli ambienti furono decorati in momenti differenti e per rispondere alle diverse funzioni degli spazi della casa. Per questo motivo, mentre la stanza posta a nord del cortile della Casa del Bel Cortile (forse un triclino) risulta ancora decorata con affreschi di III stile, un nuovo intervento decorativo con affreschi di IV stile fu effettuato nel resto dell’edificio durante il I secolo d.C. Particolarmente interessante risulta a questo proposito la decorazione del grande oecus che si apre a sud del cortile: le pareti erano interamente ricoperte da una decorazione monocroma di III stile finale con sottili motivi architettonici utilizzati in funzione puramente decorativa.
i manufatti rinvenuti nella casa
Tra i numerosi oggetti rinvenuti nella Casa del Bel Cortile, numerosi sono quelli che si potevano trovare nelle case romane del tempo. Purtroppo non esistono documenti che ci permettano di identificare in quale ambiente della casa ciascun oggetto venne rinvenuto; tuttavia è probabile che il vasellame da cucina, come pentole e calderoni, fossero utilizzati nella piccola cucina collocata di fianco all’entrata della casa. Il vasellame utilizzato invece per servire cibo e bevande doveva con tutta probabilità essere utilizzato durante i pasti che si svolgevano in uno degli ambienti da ricevimento. Una piccola patera in bronzo con una bellissima rappresentazione di Leda ed il cigno, brocche e grandi bacili di bronzo, possono invece essere ricondotti al rituale del lavaggio delle mani prima dei banchetti (ablutio). Brocche e coppe sono anche rappresentati in forma miniaturizzata negli affreschi parietali dell’oecus, e si potrebbero riferirsi ad alcune delle attività che si dovevano svolgere nell’ambiente. Durante l’eruzione, Ercolano venne investita da una enorme nube piroclastica che raggiunse temperature altissime, intorno ai 40000C. L’effetto della tremenda ondata di calore causò la morte immediata di tutti coloro che erano rimasti nella città, unita alla completa carbonizzazione di molti materiali organici, come un piccolo tavolo di legno con le tre gambe meravigliosamente modanate e un cestino fatto di materiale vegetale intrecciato che furono rinvenuti nella casa.
Ercolano
L’abitato di Ercolano era di dimensioni molto inferiori rispetto alla vicina Pompei, con una popolazione di circa 4000 persone. Tuttavia, il centro risulta essere stato più ricco, con numerose case dotate di un sontuoso apparato decorativo e arredi di lusso. I ricercatori hanno stabilito che le fasi più antiche della città risalgono al IV sec. a.C.
A differenza di Pompei, l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. ricoprì completamente Ercolano con uno strato di materiale vulcanico che raggiunse anche i 20 metri di spessore. Il flusso piroclastico colpì la città con forza, raggiungendo una temperatura di 400 gradi centigradi, uccidendo istantaneamente tutti coloro che erano rimasti in città e causando la completa carbonizzazione degli oggetti in materiale organico come il legno.
A causa della natura del deposito e della loro immediata carbonizzazione, materiali che non si conservano naturalmente nel terreno si sono conservati quasi perfettamente. È il caso ad esempio dei mobili e delle sculture in legno ma anche di materiali molto fragili, come il cibo, che sono sopravvissuti al disastro e sono esposti o conservati ad Ercolano o al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Lo scavo del sito di Ercolano cominciò nel 1738, facendo seguito alla escavazione di un pozzo nel 1709. Gli scavi inizialmente procedettero sottoterra, utilizzando gallerie e pozzi di ventilazione. Solo nel 1828 furono autorizzati i primi scavi a cielo aperto, che furono però interrotti nel 1875. Nel 1927 Amedeo Maiuri fu nominato Soprintendente di Napoli e Pompei e diede inizio ad una nuova fase nell’esplorazione del sito, dirigendo gli scavi a cielo aperto fino al 1958 fino a portare alla luce una porzione del sito che corrisponde approssimativamente a quella visibile oggi. Tra il 1960 ed il 1969 vennero intrapresi nuovi scavi mentre negli ultimi vent’anni l’attenzione si è concentrata sull’esplorazione dell’antica linea di costa, che corrisponde alla fascia più meridionale dell’area archeologica attuale.